Verso Pasqua: riflessioni dal cuore...

SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI - Facile non è vanificare i pregiudizi nei confronti di coloro che sono in condizioni di disagio e difficoltà: ma soprattutto comprendere che è nella libertà, nell’uguaglianza dei diritti e dei doveri, nella reciprocità che l’uomo struttura se stesso all’interno della società. Senza poi tenere sempre presente nella propria mente e nel proprio cuore che “l’Altro da sé“ è in ogni caso “l’Altro di me” per cui fondamentale è praticare una carità, intesa come amore senza limiti…».

Ed è proprio questo particolare senso della «carità senza limiti» che fa sì che gli umilianti “gesti elemosinieri” perdano di significato per cedere il passo a quella compartecipazione e condivisione del dolore e della sofferenza umana che ciascun uomo dovrebbe sentire nei confronti dell’Altro. In realtà l’amore per il prossimo non può avere limiti, né conoscere frontiere e appartenenze, poiché ciò che conta, prima di qualsiasi altra considerazione, è il valore della persona umana come tale. Questo conflitto così crudele tra Russia e Ucraina ci fa davvero danzare sull’abisso ma ciò che stupisce non è il sentimento catartico che si dovrebbe sentire dinanzi alla tragicità umana, al tragico, bensì una sorta di indecorosa spettacolarizzazione dell’emersione del preumano sopprimendo innanzitutto l’Amore che dovrebbe pervadere tutto il nostro essere. Pasqua si avvicina: dalla schiavitù alla libertà, dall’efferatezza al perdono… Eppure… nulla sembra mutato. Ancora il sacrificio degli innocenti nutre l’ umanità perduta.

Mi piace, a tal proposito, riflettere se pur immeritatamente e modestamente su un passo del Vangelo “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

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